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18 apr 2007

Xhevahir Spahiu

La poesia di Xhevahir Spahiu è un richiamo alla libertà, colei che è stata tolta per lungo tempo. E’ un urlo contro l’orrore della prigionia. Quest’immagine richiama sempre il mito di Costantino che continuava a vagare anche dopo la morte. La prigione quindi s’allunga dalla vita alla morte. La vita è vista come un frammento di solitudine dalla quale non si può liberare. La desolazione è l’unica via possibile. Pure l’amore è visto come un “lutto”, perchè amarsi vuol dire cancellarsi e mangiare il cuore l’un l’altro.Nota della sua poesia quindi rimane il pessimismo verso la gente, verso i sogni mai realizzati, verso la libertà sempre cercata e mai raggiunta, verso la morte…che è l’unica via e via continua e sola.



***


La parola

Hanno detto alla parola: ora sei libera
ma la parola non aveva forza per dire: non mi serve.
A cosa serve
se non ho parlato quando serviva?
Sono rimasta priva d’ali,
sono rimasta senza cielo,
sono una vita priva di sogno,
sono un sogno privo di vita.
Hanno detto alla parola: sei libera.
Difficile, ha detto la parola, quanto difficile
credere d’essere liberi;

dopo aver mangiato le proprie sillabe,
dopo essere rimasti stroncati
anche la libertà diviene prigione.
Hanno detto alla parola: la libertà vive.
La parola disse:
sono come Costantino che dopo la morte ancor viaggia.
Hanno detto alla parola: tu sei la libertà.
Per capire ciò serve ben poco
lei pensò,
lei parlò,
ma al posto dei suoni
ne uscì sangue.


***


Immigrato

E’ passato il dolore hanno detto,
è passato il fondo,
il fondo del caffè nella tazzina,
e la parola ha preso il via…

Ma il caffè, chi beve il caffè?


***


Il padre

La notte
quando il mondo dorme
e il mare ingoia il rimorso delle pazzie del giorno
quando i gabbiani gridano nei cieli della memoria
e le stelle - occhi che non chiudono occhi -
in silenzio iniziano a spegnersi
esce dal nascondiglio
e cavalca un cavallo
che vola
e s’avvicina al recinto.

Non è il solo Constantino. E’ il padre.

Nessuno lo guarda e nessuno lo riconsce.

Lega il cavallo al recinto sotto i raggi della luna,
si pulisce le scarpe e s’avvicina alla finestra
vicino al sonno dei bambini.
Allunga la mano, li copre con un pail
perchè sognano e i sogni si raffreddano.
Un nodo gli chiude la gola
ma contiene la tosse
i bambini potrebbero svegliarsi.
Se s’alzano a cercare pane: lui
da molto ha dimenticato le fiabe.

Come il silenzio s’allontana
prende la via per la dimora che nessuno occupa
con gli occhi parla a Caronte, senza farsi sentire,
per non svegliare gli altri morti.
Ah, l’anima sua riempì gli scavi del cielo
solo il corpo resta lì
nelle ginocchia d’una notte interrata
… la sola notte senza stelle.

L’olivo stacome una candela sopra la testa.


***


Alla vetta della montagna

Qui in vetta
dove solo le quercie non m’abbandonano
e le loro foglie raccontano il fato,
qui dove le acque prendono vita
ignave di dove vanno,
sono un’area sola dell’estate secca,
una lingua tagliata nella bocca del silenzio.
Quanto vicino a Dio
dal Dio dimenticato.
Per un bussare,
ti dono, viandante,
tutto quello che m’appartiene.


***


Il nostro pane quotidiano

Sei venuta vicina e m’hai detto:
t’ho mangiato il cuore!
Io chiusi gli occhi
e mischiai i sogni.
Guardo come sanguina il mio cuore
tra le tue labra di carne e luce.
Buon appetito, amore.
Ma ora, ora non mi dici
senza cuore, come amarti?
Tu hai detto due parole,
gettasti una pietra:
t’ho mangiato il cuore
e io insanguinata conto
i cerchi dei sogni.
Lo sai: il mio cuore
il tuo cuore ha frantumato,
cola il sangue
come i semi di melograno, plick-plick.
Tu hai detto: t’ho mangiato il cuore,
quando io poveretto avevo divorato il tuo.
Era tempo di lutto
e i cuori si sono fatti pane quotidiano.


(Traduzioni di Anila Resuli dall'albanese)

*

Xhevahir Spahiu è nato nel 1945 in un paesino della città di Scrapari, Albania. Nel 1967 si laureò in Lettere Albanesi all’Università di Tirana. Da allora è un insegnante di Lettere Albanesi, giornalista, poeta e scrittore.Dal 1993 al 1998 fu segretario dell’associazione "Artisti e scrittori albanesi"Le sue opere sono state tradotte in diverse lingue.
Opere:
Mëngjes sirenash (1970) - "Mattina delle sirene" ; Ti qytet i dashur (1973) - "Tu, città amata" ; Vdekje e perendive (1977) - "La morte degli dei" ; Dyer dhe zemra të hapura (1978) - "Porte e cuori aperti" ; Bashkohësit (1980) - "Coetanei" ; Agime shqiptare (1981) - "Albe albanesi" ; Zambakët e Mamicës (1981) - "I gigli di Mamica" ; Kitaristët e vegjël (1983) - "I piccoli chitarristi" ; Nesër jam aty (1987) - "Domani sono lì" ; Heshtje s´ka (1989) - "Non c’è silenzio" ; Dielli i lodrave (1990) - "Il sole dei giochi" ; Poezia shqipe (1990) - "Poesia albanese" ; Kohë e krisur (1991) -"Tempo infranto" ; Ferrparajsa (1994) - "Inferno Paradiso" ; Pezull (1996) - "Sospeso" ; Rreziku (2003) - "Il pericolo" ; Poezi të zgjedhura : 1965-2000 (2006) - "Poesie scelte"

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scritto da anila resuli | Comments (0)


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