Si nota quindi un certo imbarazzo di Diderot di fronte a questo tipo di quadro. [...]
In Giappone non esiste il nudo come rappresentazione metaforica dell'innocente nudità di Adamo ed Eva prima della tentazione, nè come simbolo della riabilitazione dell'essere umano al cospetto di Dio. La carne e le vesti del corpo umano altro non sono che i complementi di un personaggio della quotidianità in un mondo coinvolto in un continuo processo di trasformazioni."
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Osserviamo quindi uno dei capolavori di Utamaro Kitagawa ("Fonte di poesia": stanza al primo piano).
Anche se vi è un insieme di dettagli vedo non vedo, il quadro ha una tensione forte espressa in quell'accenno di avvicinamento all'abbraccio, ai volti coperti, al velare i particolari dei corpi degli amanti. Un altro dettaglio è il ventaglio che marca addosso una poesia giapponese
Una beccaria s'è fatta pinzare il becco
fermamente da una vongola
e fatica a involarsi
una sera d'autunno.
Vi è quindi un accenno di dolcezza anche nell'erotico.
Altri quadri di Utamaro Kitagawa rappresentano gli amanti nell'atto sessuale dove l'erotismo è più forte, ma non mancano i dettagli come il pudore della donna interpretato nell'attenzione di una tenda chiusa che risalta la segretezza dell'atto, la scrittura sui ventagli e le stampe sulla stanza e le parole della donna "C'è troppa luce, mi vergogno" tra di loro marcano il contrasto tra nascosto e rivelato, tra velato e svelato, contribuendo all'eroticità della scena.