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4 mag 2007

Il nudo tutto nudo e il nudo nascosto

François Boucher, L'odalisque brune
"Diderot nel suo Salon de 1767 scrive:
Non abbiamo forse visto al Salon, sette o otto anni fa, una donna completamente nuda, distesa su cuscini, una gamba di qua, l'altra di là, mostrante il volto più voluttuoso, la più bella schiena, le più belle natiche, che invita al piacere e lo fa assumendo la posa più facile, la più comoda, a quanto si dice persino la più naturale, o perlomeno la più vantaggiosa? Se grazie alla caducità [...] quel quadro [per me] era innocente, era ben appropriato che inviassi mio figlio[...].



Si nota quindi un certo imbarazzo di Diderot di fronte a questo tipo di quadro. [...]

Volgendo lo sguardo sull'arte giapponese non mancano certamente i quadri e le stampe raffiguranti donne nude, persino integralmente tali, soprattutto viste di schiena mentre si accingono al bagno. Ma a parte queste rare eccezioni, le donne mostrate nei dipinti sono sempre vestite, salvo lasciar vedere un pezzetto della loro anatomia. [...]

In Giappone non esiste il nudo come rappresentazione metaforica dell'innocente nudità di Adamo ed Eva prima della tentazione, nè come simbolo della riabilitazione dell'essere umano al cospetto di Dio. La carne e le vesti del corpo umano altro non sono che i complementi di un personaggio della quotidianità in un mondo coinvolto in un continuo processo di trasformazioni."

***

Nella stampa giapponese quindi vi è un rapporto di grande armonia tra corpo e veste. L'abito viene ad avere il compito di mettere in risalto le curve del corpo femminile.

Nel caso di una stampa erotica, quando per esempio si tratta dell'atto sessuale come si presentano i due nudi?


Osserviamo quindi uno dei capolavori di Utamaro Kitagawa ("Fonte di poesia": stanza al primo piano).

Anche se vi è un insieme di dettagli vedo non vedo, il quadro ha una tensione forte espressa in quell'accenno di avvicinamento all'abbraccio, ai volti coperti, al velare i particolari dei corpi degli amanti. Un altro dettaglio è il ventaglio che marca addosso una poesia giapponese

Una beccaria s'è fatta pinzare il becco

fermamente da una vongola

e fatica a involarsi

una sera d'autunno.


Vi è quindi un accenno di dolcezza anche nell'erotico.

Altri quadri di Utamaro Kitagawa rappresentano gli amanti nell'atto sessuale dove l'erotismo è più forte, ma non mancano i dettagli come il pudore della donna interpretato nell'attenzione di una tenda chiusa che risalta la segretezza dell'atto, la scrittura sui ventagli e le stampe sulla stanza e le parole della donna "C'è troppa luce, mi vergogno" tra di loro marcano il contrasto tra nascosto e rivelato, tra velato e svelato, contribuendo all'eroticità della scena.


***

Brano e riflessione fatta alla base della lettura del libro "Introduzione alla cultura giapponese. Saggio di antropologia reciproca" di Hisayasu Nakagawa. - Bruno Mondadori - Edizioni 2006.

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scritto da anila resuli | Comments (0)


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