5 giu 2007
*
La pioggiaquando nulla accade
la pioggia è un evento straordinario
ma quando altro accade
la pioggia perde significato:
alcuni ricordano, altri no.
anni dopo, quando tutto è trascorso,
la pioggia torna una volta ancora
picchiettando e, mentre cade,
null’altro accade.
*
Intorno alla giada
quando termina la luce, cade l’oscurità.
quando le cose stanziano, osservo una zona di luce
a malapena visibile: cosa potrebbe essere?
questa incandescenza verdastra, non l’ho mai notata prima.
dopo, la mia mano entra in contatto con
una parte circolare di giada
come se avvolgessi una stringa di cotone intorno alle dita.
non posso ricordare chi l’ha portato a me
(lo feci, più tardi)
ma questa luce sommessa mi è parsa strana
senza illuminare gli oggetti intorno
come se si guardasse
il luccichio scuro negli occhi di una cieca donna.
*
Solstizio d’inverno
qualcuno brucia i soldi per strada
è il giorno del solstizio d’inverno
le fiamme illuminano gli alberi allineati sulla strada,
noi, il vivere, giriamo intorno in ombre
per essere più vicini ai nostri defunti
nelle strade, ai piedi delle pareti, nei cortili delle case dove
vivevano i nostri cari una volta;
la perdita e il rimorso recano nella nostra casa l’esistere
di un altro mondo
scuro quanto la terra
agile e caldo come le fiamme.
*
Io e te
io e te: ci incontrammo, ci innamorammo, vivemmo insieme
io e te: vivemmo appartati, per un ritaglio di tempo
il mio peccato e il mio dolore, per te,
per il tuo attaccamento, per la tua infelicità, per me
io e te: l’intimità dell’anima, l’isolamento;
tutto sta intorno
come te, derivo dal casuale
incontro, innamorandoci e vivendo insieme ai genitori
dal cibo casuale che mangiarono
da un genere casuale acquisito
siamo cresciuti per essere recati dai venti casuali
il mondo ci agita come dadi
per il divenire
di quei puntini color rosso: gocce d’anima,
due righe di lacrime;
solo questo è necessario.
*
Qualcuno non dice molto
qualcuno non dice molto
non è né muto né introverso
dicendo soltanto il necessario
parlando soltanto quando lo richiede la cortesia
fluttuando sulla superficie dei discorsi
ciò è come sono in tutte le loro vite
riassunte in poche frasi
qualcuno vive come un epitaffio
ridotto lunghi anni ad una frase o due
sobrio come una pietra tombale sta fermo
di fronte a noi
*
La vita
la vita è una vacanza
abitata dalla gente
uomini e donne
a caso come l’incontro su un treno
vicino l’un l’altro come lo sono le vite
la vita ci agita
così abbracciami un po’ più stretto
fuori dalla stazione, calde lacrime sul viso
una farfalla vola intorno
passando avanti e indietro senza fermarsi.
(Traduzioni di Anila Resuli dall'inglese)
*
Han Dong è nato a Nanjing nel 17 Maggio 1961. Laureato alla facoltà di Filosofia nell’Università di Shandong nel 1982, insegnò Marxismo-Leninismo in diverse università dello Xi’an e Nanjing. Cominciò a dedicarsi alla scrittura nel 1992 e nel 1994 cominciò a lavorare nell’Accademia delle Nuove Arti nella provincia di Guangdong. Nel 1995 fu premiato con il premio prestigioso Liu Li’an. Nel 1998 introdusse una nuova forma letteraria chiamata “duanlie” (frammento/frattura) con Zhu Wen e altri. Ha pubblicato diverse opere di poetica, storie brevi, novelle e saggi.
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scritto da anila resuli |
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Invidia
Noto determinate cose eternamente infinite:
i cieli, gli oceani, le pianure verdi, le creature erbivore
nella mancanza – con amore – perfino del minimo legame
con l’innocenza infinita; gli appetiti
che li rendono incuranti dello spezzarsi del cuore.
*
Nuovo amante
con cattiveria mi porti qui sulla piaggia come imitazione
del mio primo amore
come tributo silenzioso al mio primo innamorato dal cuore tenero
non posso oltre piegarmi senza per ultimo curarmi
dell’oceano che come erba marina cresce a terra
questa è una parte dell’oceano, una parte più rumorosamente ripugnante
così tanti anni ho passato
e grazie a così tanti primi amori e veri amore l’oceano
è vecchio e sporco
appena come me ora
in nuovi volti amorosi, abituata
a questo molo che s’agita frenetico
qui insieme scrutiamo il mare
entrambi ancora credendo
di rispettarlo
*
In memoria di alcuni alberi
parecchi alberi
lontano
abbastanza per rendermi lievemente lusingata
nelle città grandi non vi è distanza paragonabile
nelle città grandi il mio spazio visivo è soffocato tra
le caviglie e lo scrutare delle pupille
ora
devo andare tutta fuori per spiare alberi più lontani
la loro calma e il più sereno verde
il verde acceso
mi porta – provocante – ridendo: Guarda qui, tu
sicuro uomo sofisticato
ti prego lascia le bestie stivate dentro lo spazio che riesci a guardare
tutto quello che tu stesso pensi non può essere spento
secondo loro
è soltanto un altro piccolo bosco di alberi
che crescono lontano nella distanza
(Traduzioni di Anila Resuli dall'inglese)
*
Shuijing Zhulian è lo pseudonimo di Chen Huan, nata in Cina nel 1981. La sua produzione poetica cominciò in internet dove i giovani poeti oggi presentano una poesia diversa, alternativa. Comincia a scrivere all’età di 16 anni ma la sua poetica è già mirata all’avanguardia e all’ironia contro il modo di vivere dei giorni nostri. Nel 1999 pubblica la sua prima raccolta di poesia “Gli alberi piangenti” e nel 2001 pubblica una raccolta di prosa e poesia insieme intitolata “Diventando solo splendidi”.
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scritto da anila resuli |
7 mag 2007
Gli uccelli affondano i loro becchi nella mia carne.
Si siedono sui palmi delle mie mani. Bevono acqua dei miei
occhi e la mia lingua acquietano. La felicità di essere il loro cibo
non mi raggiunge.
La mia gloria sarà qualcos’altro, non il cielo.
(1993)
*
Viaggio in un treno di ventuno carrozze guidato dai miei morti. Io
osservo attraverso il vetro infranto della finestra una battaglia di dure
farfalle nel cielo bruciato dei miei cinque anni.
Comunico con gli alberi battuti dal tempo che spariscono nei miei occhi; gli
unici che non hanno strada, con gli uccelli che già sono memorie
del vento.
Ugualmente non conosco che terra sia questa.
(1994)
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Poco a poco il silenzio sta riempiendo la mia anima di rumori,
con i passi spaventosi come una bestia selvaggia inseguita dal tremito del
cuore che affila la sua lama.
È in questa voce cieca che mantiene i miei occhi aperti.
E – dentro me – io penso a quell’altro cielo che mi aspetta
fuori dalla casa: il mio cielo, quello che inventa la pioggia
all’angolo della via.
Un cielo di acque ripugnanti. Della luna annegata, nuvoloso, conservato dal
fango dalla mano del sonno.
Il mio cielo di acque inquietanti, solo nella tua carne fa sì che i miei denti caduti
splendano di più.
Il cielo inatteso della ruggine invernale, viene e riempie le mie mani vuote di una
persona cieca senza sfiorare con il tuo corpo. Il mio cielo di un uccello
senza cielo. Cielo dall’acqua di ventre.
Il mio cielo, in profondità come pietra.
(1996)
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La mia casa, come il deserto, non ha tetto o porta, soltanto una bocca.
La mia casa, come la pietra, non possiede travi o
fondamenta, solo una mano serrata la tiene su.
Ho costruito questa casa togliendo mattoni e arrendendo
le mie ossa al vuoto restante.
La casa è scura come la mia voce nei suoi corridoi.
Io vivo nella casa in cui cammino. Quello che inseguo
e perseguo come una larva dopo che la carne ammali.
Ad ogni pianto sorge in su; con ogni silenzio la distruggo.
(1996)
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Pietra
1.
Sii un mio pensiero.
La fermezza del mio mutismo latente
non l’ombra del mio corpo, la sua ferita.
Io, il tuo possesso, il mio ospite
nella voce, la stanza vuota di ogni osso.
2.
Avvicinando la miseria
ed il perpetuo vagabondare del silenzio.
Pietra
Felicità sconfitta o mutismo cantato?
Nel pugno determinato delle lacrime
quanto c’è là di te, sempre con me.
3.
Sciocco mio cielo di ogni pianto
popoli l’oscurità della mia infanzia.
La voce nel silenzio ti tocca
il vuoto ti acclama
la solitudine t’include.
Vigile sereno e nascosto di ogni morte.
4.
Pietra
Sii il volo della mia caduta.
(2003)
(Traduzioni di Anila Resuli dall'inglese)
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Felipe García Quintero (Colombia, 1973) ha studiato Filologia Spagnola in Spagna, Studi Culturali nell'Ecuador e Letteratura e Lingua Spagnola in Colombia. Ha pubblicato quattro raccolte di poesia e un saggio sul poeta colombiano Rafael Maya. Ha ricevuto parecchi premi e borse di studio in Colombia, in Cile ed in Spagna. È redattore della rivista di poesia Ophelia e professore di giornalismo nel Università del Cauca, in Popayán, la sua città natale.
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scritto da anila resuli |
Forme tarde
Solo quella unica nube abbiamo visto,
per nulla mai assomiglia a qualcos’altro,
comparendo improvvisamente come un imbuto sopra la collina
ombelicale, rosso acceso e roseo, venato e vuoto,
un barilotto pieno del vento e dell’avvento serale,
probabilmente alcune miglia larghe,
un’ostrica enorme che va alla deriva a tempo.
Potevo io da tanta distanza vedere il punto
dove, anni fa, tu e io eravamo impigliati
su un banco di legno, durante la fresca primavera
e la luce bianca e luminosa, ondeggiando un foglio giovane,
delle forme capricciose, un percorso forestale
mirando ciecamente ad un volto;
forse potrei avere brevemente
visto quella nube comparire, persino
allora, nel tuo profondo sognante;
per nulla denuncia una vecchia forza
così tanto da essere silenzioso e sparire.
*
Primi passi
Corse nella via senza riguardo
e io, che gli somiglio sempre più,
ho pensato lo facesse sulla porta.
Ma gira in tondo intorno - corse di automobili
lungo il cammino. Ora è quasi là
e io non lo prenderò mai in tempo.
Appena così mio padre, tutta la sua vita,
ha potuto sognare la mia mano, da piccolo
e veloce, in grado di slittare tra le sbarre
nella profondità della roccia e dell’acqua.
La vita scorre in un battito di ciglia.
Allora lo afferro – lui senza paura,
con i suoi grandi occhi spalancati e così calmo –
io con quello scontro mortale
che non lascerà mai
la mia vita e il mio corpo.
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Tre mele e una montagna
Le principal dans un tableau
c’est la distance.
Paul Cézanne
1.
Tre mele e una montagna –
abbastanza da sedersi ancora per anni
e cercare lo sguardo giusto.
La luna è piena sopra Sainte-Victoire,
anche di notte è ancora
una pietra fosforescente, bruciacchiata e
bruciante sul fianco del sud.
Ho scritto ad un amico, dopo l’ultimo
di circa cinquanta tentativi: io sono
troppo vecchio e troppo malato, non posso fare questo.
A Ambroise Vollard:
Ho fatto un piccolo progresso.
Perché così tardi e così difficilmente?
Il pittore è un camminatore.
Una strada calda mente rotolata nei suoi occhi
e dorme lì come un serpente.
Il mezzogiorno incombe, sera d’una vita -
una luce forte acceca gli occhi.
Ad Aix il Course Mirabeau risiede sullo schermo,
una volta, sotto la grande piana di alberi
un piccolo tiranno illuminato
raggiunse un frutto maturo – allora abbastanza quieto fece un cerchio
e fu ignaro d’ogni furbizia.
Vi è bellezza nelle case di corte e nei vecchi uffici.
Il passo del pittore è stato conservato.
Ancora avanti vicino allo studio bugie avanzarono
nel giardino trasformato dal colore degli occhi.
Ma soltanto contro quella alta parete
di distante opacità
le cose presero forma e grigia
divenne la tinta dei colori.
Una traversa si leva in piedi inaccessibile
in un’aria di fusione.
Dovresti arrampicare la montagna
con nient’altro che i tuoi occhi
e il percorso è pieno di piccoli tratti brutti.
Bellevue, Beauregard, Vauvenargues.
Un mulino e un villaggio addormentati.
Un lavatoio del periodo
dei Romani.
2.
I pennelli si mantengono ancora in un silenzio caldo,
anche se i colori gridano fuori al sole.
Lui ha conosciuto che cosa fosse la distanza.
Fatto un passo tra i corpi, tra le mele
per sentire meglio che cosa diceva la montagna.
Si trova là bruciando nell’aspetto,
non si rivela all’ospite,
e bisbiglia con i gufi neri
nelle tue orecchie di notte.
Ti puoi sedere fuori dalla tua vita lì,
poiché i bambini ovunque crescono da soli,
l’acqua fluisce sempre verso una fonte.
Ma tutte quelle forme hanno pensato ai tratti
nella sua testa: come le ha unite
così intelligentemente che in un sogno io
le riconosca come qualcosa una volta mia
e tua, di ognuno che sa
cosa sia il calore, il silenzio è
di un’interminabile pomeriggio nel sud?
Schiaccia gli insetti a morte sul terrazzo,
beve non troppo assenzio e
parla silenziosamente con l’acqua.
Lascia la sera affondarsi nel suo essere.
[...]
(Traduzioni di Anila Resuli dall'inglese)
*
Stefan Hertmans (Belgio, 1951) è professore all'Accademia delle Belle Arti a Gand. È considerato uno dei più famosi scrittori in lingua olandese e uno dei principali poeti contemporanei. Ha pubblicato romanzi, racconti, saggi di letteratura e di filosofia, testi del teatro e poesia. Le sue opere sono state tradotte in Inghilterra, in Francia, in Germania ed in Spagna.
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scritto da anila resuli |
5 mag 2007
Sulla notte dell'estate nera
Ho fatto un passo fuori in giardino
per cogliere un fiore per te -
lui ha scosso le sue foglie sul mio volto,
respingendomi testardo,
graffiandomi con le sue spine.
Ora ti aspetto
all'angolo della casa,
me ne sto ferma lì
e sento
la rosa tremare
nella mia mano,
è calda, sangue nero
fuoriesce
nell'oscurità.
*
Due Dei
I.
quel dio viene
pesante ed enorme
spinto così lontano
dal paradiso
angelo potente
un angelo con un germoglio
bisbigliando nel mio orecchio
si è piegato sopra me, splendendo
e mi bisbiglia
tutta questa strada
così tanti anni passati
perso distrutto
tutto quello che hai è questo momento
questo solo
quando ti bisbiglio
sei niente niente
polvere dimenticabile
e ti amo
Ti amo
angelo
angelo con un germoglio
perfora
il mio cuore bruciante
II.
questo dio
dimora nell'oscurità
viene da sotto
da dentro
dagli abiti dorati di icone
dalle nervature scure
viene pulsando
illuminato sopra
da candele
sottili come capelli
questo dio
abita nei santi
fiumi sotterranei
nelle voci momentanee
e con fede
sorge
direttamente
nel cielo
con un respiro fragile
con la brezza più soffice
mi parla
*
Stanza bianca
Una stanza, allora, una stanza bianca,
pareti luminose lavate di calce,
pannelli bianchi, pavimento di legno nudo;
c'è un letto in questa stanza vuota
e, nell'angolo lontano, due sacchi d'immondizia.
Attraverso la finestra completamente aperta
irrompe l'odore dei pini.
Il canto delle cicale che volano via.
Un letto in questa stanza, questa stanza bianca,
una coppia è seduta scomposta là in veste bianca,
guardando verso il cielo così blu loro
stanno annegando nella distanza.
Piedi, anche, i cuori stanno toccando -
ma i loro occhi sono girati verso
l'alto azzurro, sono rapiti nell'infinito.
Ciò è come tocco di anime,
come vanno l'un l'altro
sotto la pelle e più profondo ancora.
Ti copro, tutto intero?
Trovi riparo, qui?
Qui nella quiete, anime nel loro silenzio
uno verso l'altro, legati
in filamenti di luce.
Ci sono modelli dell'arcobaleno
sul soffitto latteo,
esplosioni morbide di colore.
C'è qualche cosa di più morbido delle punte delle tue dita?
Che sapore hanno le tue labbra?
Lasciami assaggiare il battito del tuo cuore, lasciami
sentire il flusso del sangue nelle tue vene.
Mi fermerei qui per ore
immobile nel silenzio,
appena ascoltando.
Il mondo si rompe nello spazio bianco del mezzogiorno.
Tutto si ritira, soltanto la tua prossimità
è mai più vicina, mai più presente e sì,
ciò è potente, sì, io sono troppo impaurita;
sto così attenta
per non ferirti, per non ferirmi.
Lentamente ora, nessuna necessità d'affrettare,
il tempo si ritira, lo spazio cade lontano,
ora ci sei solo tu.
Come questo, l'apertura del mare prima di Mosè.
Come questo, l'apertura del mondo prima di me.
Tutto quello che pulsa nel tuo corpo,
che batte nel tuo cuore.
Lasciami essere ancora più vicina, lasciami
essere profondamente, interamente dentro di te. Lasciami essere te.
Ed allora, il miracolo. Con una parola, un tocco,
tu mi accetti sotto la tua ombra lunare.
Posso guardare attraverso il sottobosco del tuo inguine,
riposare nel nido molle del tuo ombelico,
posso leccare la cavità delle tue braccia come un cervo lecca il suo cucciolo,
posso colpire le tue orecchie piccole,
posso perforare la mia lingua nelle spirali del tuo cuore.
Brividi dolci agitano il mio corpo, anche,
posso assaggiare ogni tua percezione, ogni tuo pensiero.
La membrana della solitude si allarga e scoppia,
sono sommersa nelle tue onde.
Che campo da gioco meraviglioso, il tuo corpo,
una sorpresa ad ogni punto. Siamo come bambini
che giocano a vicenda, che giocano nel mare infinito.
Nessun timore ancora. Nessuna vergogna ancora.
Tutto qui è uno: tu stesso, io stessa, il mare, il mare.
*
Respirando insieme
Puoi
raggiungermi
dovunque
in profondità come puoi;
nel piacere,
nel dolore
slitto via
da te;
nella lingua,
nelle parole,
qui
stai respirando
dentro me, mi inali
interamente.
*
Nascita di un angelo
Ho dato alla luce da un gonfiamento sul mio seno, il mio terzo seno,
desideri nascosti sotto le sciarpe e gli scialli. Fa male come è venuto. Lui
mi aiutò con le sue grandi mani, lui che sbuccia i volti delle anime.
Ho visto un piccolo essere, formato di un pugno, coperto dappertutto,
bianco ed appiccicoso. Prima dovete lasciarlo asciugare, egli disse,
scaldando la creatura fra le sue dita grandi. Posso vedere come
questo essere molto piccolo è stato mosso con ali molto più grandi
di lui stesso. Non ha vissuto, lui non potrebbe, lui non ha desiderato vivere.
Una visione, mare-gomma piuma, si è fusa nelle nostre mani.
(Traduzioni di Anila Resuli dall'inglese)
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Barbara Korun, nata nel 1963 a Ljubljana, è tra le figure principali nella generazione dei poeti contemporanei in Slovenia. È l'autore di Ostrina Miline (`il bordo di tolleranza', Mladinska Knjiga, 1999), col quale ha ricevuto il premio nazionale per la prima opera edita.
Le sue poesie sono state pubblicate in molte antologie e riviste, in dodici lingue.
Lavora nelle case editrici delle pubblicazioni letterarie Apokalipsa e NOVA Revija.
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